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All reviews - Movies (20)

A gesù non piacciono i film pornografici

Posted : 13 years, 6 months ago on 28 September 2010 12:07 (A review of The Boss)

Non è "il Padrino". La famiglia non è santa. I rapporti tra mafiosi dello stesso clan non sono di rispetto assoluto. Non c'è rispetto delle tradizioni. Le donne si prendono a sberle senza fastidi.
Non è "il Padrino", è "il Boss".
E' Henry Silva che è spietato come non mai. Che con un lanciagranate fa esplodere una sala cinematografica privata in una delle scene iniziali più esaltanti che abbia mai visto (james bond avrebbe fatto meno casino nonostante l'alto budget).
"Il Boss" è la scalata di un furbo scagnozzo che fa il suo gioco, lui contro tutti. La sua pistola, il suo ingegno, la sua cinica ragionata perfezione.

Di Leo ci regala sempre gran spettacolo. Non è "il Padrino", ma se vedi il Padrino devi vedere anche "il Boss"


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Uccidere un uomo è come fare l'amore con una donna

Posted : 13 years, 6 months ago on 28 September 2010 11:28 (A review of Run, Man, Run)

"Uccidere un uomo è come fare l'amore con una donna...Ci vuole passione"
E in questo film la passione c'è tutta. La passione di Sollima, la passione di Milian e di un po' tutto il cast.
Uno spaghetti western che vede il solito delinquente Manuel Sanchez detto "Cuchillo" alle prese con i soliti problemi con la legge, con i banditi, con il denaro, la rivoluzione e tante donne.
Cuchillo, coltelli alla mano ( da qui il soprannome ), si trova in mezzo a una corsa all'oro con tanti e troppi contendenti. Dovrà decidere cosa fare, da che parte stare. La sua, quella dei cattivi o quella della rivoluzione.
Il tutto condito da stupendi duelli con le lame, occhi cavati, inseguimenti e donne combattive.
Immagino il film sia piacuto ai cari Tarantino e Rodriguez.

Gli italiani ci sanno fare: la storia è costruita con fantasia, i personaggi sono ben costruiti e tante piccole scene danno il giusto sapore al tutto.


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Papà, perchè fai la doccia nella stanza di fronte?

Posted : 13 years, 7 months ago on 17 September 2010 10:06 (A review of Somewhere)

No. No. No. Assolutamente no.
Leone d'oro di un bel niente.
Ho amato la Coppola di lost in translation ma Somewhere è probabilmente uno dei film più antipatici che ho visto quest'anno (con tanto di 5 € di biglietto).
Due ore sprecate. Due ore infinite.
Capacità tecniche ottime per la regista ma la storia, e come questa è stata messa in piedi, hanno fatto letteralmente pena.
Un film d'autore che ha molto "d'autore" e ben poco del film.
Sarò limitato io, sarò fatto per un altro cinema ma Somewhere, con le premesse mediatiche con cui partiva, non sono riuscito a digerirlo.
Un lungo sbadiglio privo di qualsiasi cosa.
A volte sembra persino vergognarsi di volerci farci sorridere. A volte sembra vergognarsi di farci emozionare.
Anche il più banale pretesto per farci scendere una lacrima l'avrei apprezzato, ma neanche questo c'era.
Non c'era nulla.
Peccato Sofia..


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Ci sono delle donne nude che sparano

Posted : 13 years, 7 months ago on 16 September 2010 09:50 (A review of Inglorious Bastards)

"per quel coso..anche un branco di bastardardi è riuscito a conquistarsi un pizzico di gloria"
Ecco la prima generazione di Bastardi Senza Gloria, quelli di Enzo G. Castellari.
Quegli americani -bastardi, polacchi, finocchi, figli di puttana, ebrei, negri- che in europa ci vengono a parare il sedere dai tedeschi.
Però questi bastardi in particolare, sono dei loschi tipi, chi ha rubato, chi ha tradito, chi ha fatto il furbo.
Disertori da condannare alla fucilazione. Ma i furbastri scappano e si imbattono, in mille avventure sparando a destra e a manca, ai buoni e ai cattivi. Si ritagliano nella guerra la loro guerra, fatta di nichilismo e di tanta voglia di salvare la pelle senza troppo pensare agli ideali e alla patria.

Un film ben riuscito, con la giusta tensione, la giusta ironia, la giusta azione.
Il tutto condito da questi divertenti personaggi. Dal tenente Yeager (Bo Svenson), americano d.o.c. al maccheronico Nick (Michale Pergolani), al arrabiattissimo nero Fred (Fred Williamson) alla bellissima infermiera (che ricorda mooolto la Shosanna di Tarantino) Nicole (Debra Berger).

Un grazie a Tarantino che ci ha fatto (ri)scoprire questo piccolo grande film.
E un grazie a Enzo G. Castellari per avere firmato una delle migliori pellicole maccaroni kombat di quegl'anni.


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candidi gigli nel nostro giardino, peccato che..

Posted : 13 years, 7 months ago on 13 September 2010 09:33 (A review of Violence in a Women's Prison (Emanuelle Reports from a Women's Prison))

"Dei candidi gigli nel nostro giardino, peccato che crescano nel fango"
Il primo dei vari e numerosi capitoli di Emanuelle firmato Bruno Mattei.
Finalmente il salto nel genere woman in prison.
Che ci mostra folli e stressanti maltrattamenti. Però le torture stile Guantanamo bay, gli stupri e i topi ("i topi se la sono mezza mangiata") non riescono a reggere tutto il film che non vince in struttura e storia. Purtroppo niente tensione, niente occhi incollati allo schermo.
Solo la curiosità e il gusto dell'orrido [e perchè no, la stupenda Laura Gemser e l'altrettanto sexy Loiranne de Selle] ci tengono legati a questo film, comunque da annoverare come perla nera dell'exploitation italiana.


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se non muori presto la tua cena diventa fredda

Posted : 13 years, 7 months ago on 13 September 2010 08:36 (A review of Mondo Cane)

1962. è il maledetto e lontanissimo 1962 quando esce questo film.
Per metà degli italiani, immagino, le prime tette che si potevano erano quelle delle mogli la prima notte di nozze. La cosa più morta che vedevano in un film era un cattivo preso a cazzotti da l'ercole o il maciste di turno.
Ma qui è Mondo Cane. Che ci racconta un mondo infame. Violento, macabro e grottesco.
La morte in tutte le sue sfaccettature. Il sacro, il profano. Le tradizioni e le innovazioni.
Jacopetti, che sa che siamo tutti dei maledetti voyeristi, mescola e colleziona numerosi riti legati alla morte e alla violenza.
Li recupera girando il mondo ma anche svoltando l'angolo dietro casa. Perchè se da un lato è descritta l'anomala dieta a base di insetti e rettili cinese dall'altra sono riportate tutte quelle tradizioni cattolico-mistiche che si possono vedere in ancora tanti paesini italiani.
E poi l'obesità in america, la morte in cina, le tartarughe nelle isole colpite da esperimenti atomici, tribù primitive che venerano gli aerei dei missionari.

E' un mondo dannatamente avvelenato. Dall'uomo e dalla natura. Che è dannatamente violenta - Darwin non ci lascia speranza.
Ma quanto ci godiamo a vederlo soffrire?
SIAMO I SOLITI VOYERISTI. E Jacopetti 50 anni dopo, nonostante il tempo passato, continuano a sfamare la nostra sete di immagini forti.


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sono giovane bella e incazzata

Posted : 13 years, 7 months ago on 13 September 2010 04:26 (A review of To Be Twenty)

"MIO DIO FERNANDO DI LEO"
questo il mio primo pensiero, mentre ancora passavano i titoli di coda.
Non è un film erotico.
Non è -decisamente- una commedia all'italiana.
E' però un film notevole.
Fernando di Leo firma sceneggiatura e regia. Splendidamente.
Le donne nude ora sono anche delle femministe, chiedono attenzioni, partecipano alla vita in maniera non solo passiva. Mostrano le tette, ma con personalità.
Direi che così si riassume il film. E tutto corre liscio, con numerose scene molto ben riuscite (dalla lesbo-pomiciata della Guida e la Carati che fa sognare un italia intera, alle mille vicissitudini che ruotano intorno ad una Comune).
Fino a che però, dopo un'ora e mezza, il film cambia faccia in quelli che molti descrivono come i cinque minuti più pazzeschi della cinematografia di Di Leo.
Una scena finale da fare impazzire.

Amore a prima vista per questa pellicola che si inserisce nel contesto di quell'italia post-sessantottina e voyeristica che tanto ci piace.

Mi raccomando, trovate la versione Uncut distribuita intorno al 2004 (se non sbaglio). All'epoca era stata censurata in numerosi passaggi e distribuita con 20minuti in meno e soprattutto senza questo finale sensazionale.


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la città sta diventando una gabbia di matti

Posted : 13 years, 7 months ago on 12 September 2010 11:40 (A review of Almost Human )

"La città sta diventando una gabbia di matti."
Dice Henry Silva, il commissario.
"Milano sta sprofondando in un fango dannattamente insanguinato."
Dico io.
E abbiamo direi entrambi ragione.

Apprendo ora infatti, e capisco da subito, il titolo scelto per la distribuzione americana.
"Almost human" e "Milano Odia: la polizia non può sparare" sono titoli entrambi ben riusciti.
Perchè il primo riesce in pieno a descrivere quella surreale e quasi folle situazione di violenza degenerata e inarrestabile che ti assale nella prima mezz'ora di film (la meglio riuscita a mio parere). Sparatorie, inseguimenti, omicidi ingiustificati.
Il titolo italiano invece arricchisce la descrizione della seconda parte del film, dove - raggiunto l'apice della violenza- si cade in uno stato di totale rassegnazione.
"la polizia non può sparare" e i malviventi invece si. E non se ne viene a capo facilmente.

Herny Silva (il commissario) contro Tomas Milian (il malvivente), bella sfida.

Film con ottimi spunti e con scene memorabili: l'assalto nella villa, il pupazzo del bambino che cade dalle scale
..e (ovviamente) l'inseguimento in auto che vi ricorderà guarda caso Death Proof di Quentin.


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sappiamo cosa fare con chi ha le orecchie grandi

Posted : 13 years, 7 months ago on 12 September 2010 11:11 (A review of Django)

Da dove partire?
Probabilmente dai fratelli Corbucci che scrivono un western semplice semplice (straniero misterioso arriva nel paesino, salva la donna contesa dalle due fazioni rivali, si rifugia e fraternizza con il barista e approfitta della situazione per farsi i suoi comodi e sparare un po' a tutto) ma che lo arricchiscono di perle rare e brillanti.
Prima:
Riempiono la città di fango, niente polveroni. Fango. Dove ci si sporca, dove i cavalli ci affondano gli zoccoli e dove le zoccole ci affondano le tette.
Seconda:
a Django (Franco Nero, compagno di avventure western di Corbucci) fanno trascinare per tutto il tempo una bara che per più di mezz'ora nessuno osa aprire. Una volta svelato il contenuto si capisce dove il caro Rodriguez si sia ispirato per la custodia-armata di chitarra per il suo Mariachi/Banderas nella trilogia omonima.
Terza:
la ormai più volte osannata scena dell'orecchio mozzato, ricordata nelle Iene di Quentin.
Quarta:
Un finale dove ogni maledetto fotogramma è un perfettissimo quadro. Ma non ve lo svelo.
A condire il tutto un (come sempre) ottimo Bacalov a suonarci la colonna sonora, con tanto di canzone ad hoc di Rocky Roberts.

Informazione complementare: un giovane Ruggero Deodato - si, quello dei cannibali - come aiuto regista.

Un gran film, con la g minuscola. Di quelli da ricordare (a pezzi).



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Strana cosa la vita

Posted : 13 years, 7 months ago on 10 September 2010 11:29 (A review of Supervixens)

"Strana cosa la vita: c'è chi fatica per trovare una figa da sbattere, e chi viene "sbattuto" da una figa che gli rovina la vita"
Supervixens è un cartone per adulti. Una visione perversa ma colorata di un mondo dove le tette piccole non sono concepite e concepibili.
Supervixens saltella - con i suoi 90'000 $ di budget (e 17 milioni incassati, ndr) - con molta facilità tra un film psicotico, ironico, violento, bizzarro, ridicolo, folle, omosessuale, voyeristico e tanto tanto cartoon. Non mi sarei stupido di vedere tanto di fumetti al posto dei dialoghi.
Meyer è il walt disney dell'erotismo e ci sforna un film che visto nel 2010, quasi 30anni dopo, ha un sapore ..inaspettatamente nuovo.


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